(Il Sole 24 Ore Radiocor) Borse europee in cauto rialzo, dopo la buona performance della scorsa settimana e mentre si monitorano con attenzione gli effetti, sull’area già incandescente del Medio Oriente, della caduta di Assad in Siria. In una giornata priva di spunti macroeconomici, gli investitori guardano al market mover della settimana: la riunione della Bce in calendario giovedì, con il mercato che scommette su un nuovo taglio al costo del denaro di 25 punti base, l’ultimo del 2024. Oltreoceano, invece, si dovrà aspettare il 18 dicembre per capire quale sarà la prossima mossa della Fed sempre in ambito di politica monetaria, ma indicazioni utili potrebbero arrivare dalla lettura dell’inflazione Usa prevista mercoledì. A Milano i riflettori sono opuntati sulle banche e in particolare su Banco Bpm , dopo la notizia che Credit Agricole, attraverso derivati, ha rafforzato la propria posizione nel capitale dal 9% al 15% circa e ha chiesto l’autorizzazione alle autoritàù per arrivare al 19% circa.
Sul fronte asiatico, torna ad aggravarsi la crisi politica istituzionale coreana, iniziata la scorsa settimana con l’imposizione, poi ritirata, della legge marziale. Così la Borsa di Seul cede oltre il 2% e lo won continua a indebolirsi. Deboli anche i listini cinesi, con l’inflazione che a novembre è rallentata, mentre a Tokyo il Nikkei chiude in leggero rialzo (+0,18%) con l’economia che cresce a un ritmo più veloce del previsto.
Sull’azionario, a Piazza Affari occhi puntati ancora sul risiko bancario: strappa in pre-apertura di Borsa Banco Bpm dopo che il Credit Agricole ha rafforzato la presa a difesa dell’offerta di Unicredit. Il titolo di Piazza Meda sale del 5,8%. Piazza Gae Aulenti è marginale a +0,23% mentre si attende il rialzo dell’ops di Unicredit su Banco Bpm. Il gruppo francese presenterà anche istanza presso l’Autorità di vigilanza per essere autorizzata a incrementare la propria partecipazione in azioni al di sopra della soglia del 10% del capitale sociale e sino al 19,99%.
Sul valutario, euro/dollaro poco mosso a 1,054 (da 1,056), l’euro/yen si attesta a 158,34 (da 158,44) mentre il dollaro/yen è a 150,16 (da 149,89). Ritraccia il Bitcoin, che torna sotto i 100mila dollari a 98.447 dollari (-1,24%). In moderato rialzo il petrolio mentre si intensifica l’instabilità in Medio Oriente: il Wti gennaio scambia a 67,52 dollari al barile (+0,48%) e il Brent febbraio a 71,41 dollari (+0,41%). In calo dello 0,48% il gas a 46,25 euro al megawattora.
A livello congiunturale si segnala che la crescita del Giappone per il terzo trimestre è stata rivista leggermente al rialzo, ma segna ancora un rallentamento, penalizzata durante l’estate da un tifone e da consumi ancora stagnanti. Il Pil è cresciuto dello 0,3% nel terzo trimestre rispetto al secondo, poco di più di quanto stimato (0,2%) il 15 novembre, comunque al di sotto dello 0,5% registrato. Nel secondo trimestre l’inflazione in Cina ha continuato a rallentare a novembre, mostrando consumi lenti nonostante gli sforzi di ripresa del governo. Secondo il National Bureau, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,2% a novembre su base annua, rispetto allo 0,3% di ottobre, un dato inferiore alle previsioni degli economisti. Pechino ha intensificato i piani di stimolo negli ultimi mesi nella speranza di dare impulso all’attività interna e allontanare lo spettro della deflazione. Dalla fine del 2022, i prezzi esclusi i trasporti hanno continuato a diminuire. A novembre sono diminuiti del 2,5% su base annua, dopo il calo del 2,9% di ottobre.
