«Unprecedented brand damage», un danno senza precedenti all’immagine del marchio. Con queste parole Ryan Brinkman, analista di JPMorgan tra i più scettici su Tesla, ha giustificato il nuovo taglio delle stime sugli utili del gruppo guidato da Elon Musk. Una valutazione pesante, che fotografa non solo il calo delle consegne più grave delle attese (-13% su base annua nel primo trimestre, con punte tre volte superiori in Europa, contenute dal rimbalzo di marzo in Italia e Spagna), ma anche la crisi reputazionale che Tesla sta affrontando a causa del protagonismo politico del suo ceo.
Il costruttore di auto elettriche texano, è tuttora il più capitalizzato del mondo, con 770 miliardi di dollari. Ma nella seduta finale sella settimana ha perso anche più del 10%. E dal via ai dazi del presidente Trump il bilancio è anche più negativo.
Il 2 aprile, quando sono stati comunicati i dati delle consegne, a poche ore dall’annuncio delle nuove tariffe doganali su scala globale nel Giardino delle rose della Casa Bianca, i mercati avevano reagito con un ribasso iniziale del titolo, che aveva però chiuso in netto rialzo. Il motivo? Le indiscrezioni secondo cui Musk sarebbe prossimo a lasciare il suo incarico di super consulente a termine (previsti 130 giorni) per tornare a occuparsi di Tesla.
Tuttavia le vendite hanno rapidamente ripreso slancio. Brinkman nel suo report ha abbassato la stima degli utili per azione a 0,36 dollari per il trimestre (da 0,40), e a 2,30 dollari per l’intero anno (contro i 2,70 stimati in media dagli analisti di Bloomberg). Una riduzione che riflette un cambio di clima profondo: «Potremmo aver sottostimato la reazione dei consumatori», ha scritto l’analista, riferendosi all’ondata di proteste e atti vandalici in mezzo mondo, dalla California alla Germania. Reazioni violente proprio al Musk politico, che in più occasioni ha manifestato la sua simpatia per posizioni delle destra populista ed estrema.
Tesla quindi sembra scontare più gli atteggiamenti schierati, istrionici, provocatori di Musk (ad esempio il cappello a forma di formaggio durante un recente comizio elettorale in Wisconsin, quando ha anche distribuito assegni da 1 milione di dollari a due partecipanti) e i drastici tagli dei dipendenti federali, che la prospettiva di essere meno esposta allo tsunami dei dazi sui mercati. Tesla produce tutti i veicoli che vende negli Stati Uniti in California e Texas. Eppure anche il costruttore di Austin subirà un aumento dei costi per le componenti importate. Tanto che Musk aveva fatto subito sapere che in ogni caso ci sarà da pagare un conto «non trascurabile».