La prossima udienza per l’ex presidente Donald Trump e’ stata fissata il 4 dicembre del 2023, mentre il processo potrebbe iniziare a gennaio 2024. Lo ha detto il giudice.
I pagamenti alle donne per il silenzio sugli affaire avuti con Donald Trump sono “parte di una cospirazione per minare l’integrita’ delle elezioni del 2016” da parte del tycoon: e’ l’accusa chiave della procura di Manhattan contro l’ex presidente americano.
Le accuse contro Donald Trump sono tutti reati (felony) di classe E, il livello piu’ basso dei reati nello stato di New York, con una pena massima di 4 anni di galera. Lo riferisce il New York Times. Quindi nessun misfatto (misdemeanor), ossia nessun reato minore.
Donald Trump e’ uscito dopo quasi un’ora dall’aula del tribunale di Manhattan dove gli sono stati letti i 34 capi d’accusa a suo carico. Non ha risposto alle domande dei giornalisti.
Il pubblico ministero Alvin Bragg si e’ detto “molto preoccupato” durante l’udienza di oggi per l’effetto che i post “minacciosi” di Donald Trump sui social media potrebbero avere su giurati e testimoni e ha chiesto un provvedimento per proteggerli. In vista del suo arresto, il tycoon aveva evocato il rischio di “morte e distruzione” sul suo social Truth Social e aveva pubblicato un’immagine che lo mostrava con una mazza da baseball accanto a Bragg.
Un “giudice fazioso”, un “processo farsa” da spostare in un quartiere non ostile, una “caccia alle streghe” ordinata da Joe Biden e dal Partito democratico al potere “che oggi arresta il suo principale oppositore per non aver commesso alcun crimine”: un Donald Trump furioso ha menato fendenti (social) a destra e manca prima ancora di costituirsi nel blindatissimo tribunale di Manhattan per la storica incriminazione nel caso della pornostar Stormy Daniels, primo ex presidente americano a finire sotto inchiesta penale e tecnicamente in stato di arresto. Con accuse che includono la cospirazione e il pagamento per comprare durante la campagna presidenziale del 2016 il silenzio di un’altra donna con cui aveva avuto un affaire nello stesso periodo di Daniels, dieci anni prima: l’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal. “I democratici della sinistra radicale hanno reso criminale l’uso del sistema giudiziario, questo non è quello che l’America dovrebbe essere”, ha attaccato su Truth. Poi ha piazzato alcune mine legali, anticipando forse le istanze dei suoi difensori. Il processo, ha scritto, “dovrebbe essere spostato nella vicina Staten Island” evitando la corte di Manhattan, una “sede molto di parte, con alcune aree che hanno votato l’1% repubblicano. Staten Island (l’unico quartiere della Grande Mela che ha votato per lui nel 2016 e nel 2020, ndr) sarebbe un luogo molto imparziale e sicuro per il processo”. Quindi la delegittimazione del giudice Juan Merchan, un rispettato veterano della giustizia newyorchese di origine colombiana. “Il giudice altamente di parte e la sua famiglia sono ben conosciuti come persone che odiano Trump… sua figlia ha lavorato per Kamala ed ora per la campagna Biden-Harris. E’ stato un disastro di parte in un precedente caso legato a Trump, non si è ricusato, ha dato orribili ordini alla giuria, impossibile affrontarlo durante questo processo che è una caccia alle streghe”, ha accusato ancora il tycoon riferendosi alla condanna all’ex capo finanziario della Trump Organization Allen Weisselberg inflitta da Merchan, che sta supervisionando anche il procedimento per frode e riciclaggio contro il suo ex stratega Steve Bannon. Appena lasciata la Trump Tower – dove è arrivata anche Melania – l’ex presidente ha scritto un altro messaggio live: “Mi sto dirigendo in tribunale, sembra così surreale – Wow, mi arresteranno. Non riesco a credere che questo stia accadendo in America. MAGA!”. Quindi, alzando il pugno in segno di lotta, ha raggiunto con un corteo di auto del Secret Service il tribunale, davanti al quale si sono fronteggiati per ore centinaia di suoi sostenitori e centinaia di suoi nemici a colpi di slogan e insulti, ma senza i temuti incidenti. ‘Usa, Usa’. ‘Trump 2024’, i cori dei fan accorsi al raduno dei giovani repubblicani, tra cui la deputata cospirazionista Marjorie Taylor Greene e il suo collega George Santos. ‘Lock him up’ (sbattetelo dentro), la risposta degli anti-Trump, armati anche di cartelli con il tycoon in uniforme a strisce da carcerato: a dividerli, a Collect Pond Park, barricate e un cordone di polizia. The Donald è quindi entrato nel palazzo di Giustizia dal retro per il protocollo di rito, senza tv in aula (vietate dal giudice) ma con un manipolo autorizzato di fotografi che lo hanno immortalato sul banco degli imputati con tre agenti alle spalle in immagini che hanno fatto il giro del mondo e resteranno nella storia. Prima è salito al settimo piano per le impronte digitali (ma niente manette e niente agognata foto segnaletica), poi col volto imbronciato al quindicesimo per la lettura dei 34 capi di imputazione per la falsificazione della contabilità aziendale legata alla vicenda della pornostar: un caso registrato come ‘People of the State of New York against Donald J. Trump, Indictment No. 71543-23’. “Not guilty”, non colpevole, si è dichiarato l’ex presidente, pronto a trasformare il futuro processo in un’arena politica, convinto che lo aiuterà a mobilitare la base e a vincere la nomination repubblicana per la Casa Bianca. Come per ora conferma anche l’ultimo sondaggio Reuters/Ipsos, in cui Trump sale tra i repubblicani dal 44% al 48% mentre il suo principale rivale potenziale, il governatore della Florida Ron DeSantis, scende dal 30% al 19%. Resta comunque l’incognita delle altre inchieste, ben più gravi, che lo incalzano. Ma lui è deciso a cavalcare la “persecuzione giudiziaria”, trascinando con sè il partito, costretto per ora a fare quadrato. Il duello con il suo inquisitore è già cominciato: alla conferenza stampa del procuratore Alvin Bragg ha risposto con un discorso in serata al suo popolo Maga, nella comfort zone di Mar-a-Lago.