Adani, i progetti del gruppo sotto attacco dopo il mandato d’arresto Usa

Dal nostro corrispondente

NEW DELHI – Le ricadute dell’inchiesta condotta dal Dipartimento della Giustizia americano sugli affari del Gruppo Adani non smettono di farsi sentire, a livello sia politico sia economico, in India e nel resto della regione. La conglomerata fondata e guidata da Gautam Adani – il secondo uomo più ricco dell’Asia, nei confronti del quale una corte federale di New York ha emesso un mandato d’arresto – ieri è stata attaccata su tre diversi fronti: Bangladesh, Stati Uniti e Francia. Mentre a livello domestico la giornata politica è stata dominata dalla sospensione dei lavori del Parlamento in seguito alle proteste dei partiti di opposizione nei confronti di un governo che giudicano troppo vicino al Gruppo Adani. Il colosso indiano delle infrastrutture, delle miniere e dell’energia è accusato di aver pianificato il pagamento di tangenti per 265 milioni di dollari e di aver tenuto nascosto agli investitori il fatto di essere sotto indagine negli Usa.

Bangladesh

In Bangladesh, il governo ad interim guidato dal Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus ha annunciato che un comitato costituito all’interno del ministero dell’Energia ha chiesto di potersi avvalere di studi legali e società di investigazioni internazionali per accertare la correttezza di sette diversi contratti di fornitura di energia elettrica. I contratti risalgono alla lunga stagione di potere di Sheikh Hasina – il primo ministro politicamente più longevo della storia del Paese, fuggita in India lo scorso agosto nel corso di un’insurrezione popolare – e uno in particolare, già oggetto di una disputa, è stato sottoscritto con Adani Power. Il mese scorso un tribunale del Bangladesh ha ordinato al governo di indagare sui contratti di fornitura. Il giudice in pensione che è stato incaricato di svolgere le verifiche vuole avvalersi di esperti riconosciuti per essere certo che le indagini siano ammissibili nelle sedi arbitrali internazionali.

Stati Uniti

La tegola proveniente dagli Stati Uniti ha invece a che fare con i fondi per portare a termine un progetto infrastrutturale in Sri Lanka. Ieri la US International development Finance Corporation (Dfc) ha annunciato che non ha ancora concluso la due diligence per finanziare, con un prestito da 553 milioni di dollari, la costruzione di un nuovo terminal nel Porto di Colombo da parte del Gruppo Adani e due soci locali, John Keells Holdings e la Sri Lanka Port Authority. In un comunicato la Dfc ha spiegato che «le verifiche servono ad assicurare che tutti gli aspetti del progetto siano conformi ai più alti standard di integrità e compliance». Come in Bangladesh, anche in Sri Lanka c’è al potere un nuovo esecutivo meno vicino a New Delhi – e, di riflesso, meno incline forse a offrire un trattamento privilegiato ad Adani – di quello che lo ha preceduto. Domenica, un organo di stampa locale ha citato un portavoce del Ceylon Electricity Board secondo cui il governo nelle prossime settimane si esprimerà anche su un progetto di una società del Gruppo Adani per creare un parco eolico nel Paese.

Francia

La società francese TotalEnergies – che detiene una quota del 20% in Adani Green energy e ha partecipazioni anche in altre società del gruppo indiano – ha annunciato ieri di aver sospeso le sue contribuzioni finanziarie alle joint venture e che non inietterà altri capitali fino a che non sarà fatta chiarezza sulle accuse mosse contro il top management del gruppo. TotalEnergies ha fatto sapere di non essere stata informata dal proprio partner indiano dell’esistenza di una indagine sul presunto piano per corrompere alcuni funzionari di società indiane di distribuzione di energia. Adani Green Energy, la società del gruppo coinvolta direttamente nelle indagini, ieri ha chuso in calo del 9,20 per cento. Rispetto a cinque giorni fa i suoi titoli hanno perso un terzo del loro valore.

Source link