James D. Watson è morto in un ospizio di Long Island, New York, a 97 anni. Era uno dei pochissimi scienziati a poter vantare di avere ottenuto per le sue ricerche, non solo il premio Nobel per la medicina, ma anche un emoji: quella che raffigura la doppia elica del Dna su milioni di telefoni. Un simbolo di progresso scientifico, vita ed evoluzione riconosciuto in tutto il mondo, quasi un’icona pop: il codice della vita con le informazioni sulle caratteristiche di tutti gli esseri viventi.
Watson aveva 25 anni quando prese parte alla scoperta della struttura del Dna. La pubblicazione dello studio su Nature, il 25 aprile 1953, lo proiettò alla fama mondiale e al premio Nobel per la Medicina nel 1962, insieme a Francis Crick e Maurice Wilkins. “Avevamo fatto la scoperta del secolo, questo era abbastanza chiaro”, dichiarò in seguito Watson.
La sua autobiografia, “The Double Helix”, fu inserita dalla Biblioteca del Congresso americano tra gli 88 capolavori della letteratura americana. Per decenni fu a capo del Progetto Genoma Umano, impegnato a mappare l’intero Dna e identificare i diversi geni, poi cadde rovinosamente in disgrazia tra accuse di scorrettezze verso i colleghi e per una serie di dichiarazioni razziste.
Il premio Nobel è morto in una residenza per anziani dove era stato trasferito dall’ospedale in cui era in cura per un’infezione. La sua scomparsa è stata confermata al New York Times dal figlio Duncan.
Negli ultimi anni Watson aveva detto di sentirsi abbandonato dagli altri scienziati, che non gli perdonavano il carattere irascibile (era stato chiamato il Caligola della biologia) e la tendenza a sminuire il lavoro degli altri ed elogiare il proprio.
