Antiriciclaggio europeo, parte la corsa per il vertice della nuova authority

Entrerà nel vivo la settimana prossima la selezione del primo presidente della nuova agenzia europea per la lotta al riciclaggio del denaro sporco (nota con l’acronimo inglese AMLA). I tre candidati saranno sentiti dal Parlamento europeo. In lizza sono l’olandese Jan Reinder de Carpentier, vicepresidente del Consiglio europeo di risoluzione bancaria; il tedesco Marcus Pleyer, vicedirettore generale del ministero delle Finanze; e l’italiana Bruna Szego, a capo dell’antiriciclaggio alla Banca d’Italia.

La nascita della nuova autorità (l’organismo conterà più di 430 funzionari) riflette il tentativo di rafforzare il controllo a livello comunitario in una materia – l’antiriciclaggio – che con la libera circolazione dei capitali è diventata per sua natura sempre più europea. Si vuole superare la mera collaborazione tra paesi, e optare per una vigilanza più centralizzata.

I dubbi sulla candidatura tedesca

Secondo le informazioni raccolte tra Francoforte e Bruxelles, la Germania sta dando battaglia nel tentativo di ottenere la posizione. Ma non manca chi si interroga sulla candidatura tedesca. I motivi sono tanti.Prima di tutto sarebbe la prima volta che nel giro di pochi mesi un paese otterrebbe sia la sede (la nuova agenzia apre i battenti a Francoforte) che il primo presidente. La buona creanza europea si basa su una distribuzione più o meno equa di cariche e sedi. In secondo luogo, c’è chi ricorda i recenti scandali che hanno segnato la lotta tedesca alla finanza illecita. Nel 2020 fallì la società di servizi finanziari Wirecard, mentre nel 2022 si dimise il capo dell’autorità tedesca per l’antiriciclaggio, Christof Schulte, dopo che la stampa aveva rivelato alcune anomalie. L’agenzia non aveva informato i partner a livello internazionale, e in particolare la Financial Action Task Force, un gruppo di contatto con sede a Parigi, dell’esistenza di migliaia di rapporti su possibili attività sospette.

L’assetto tedesco

Il terzo motivo per cui alcuni nutrono dubbi sulla candidatura tedesca è legato all’assetto prevalente in Germania. Come la vigilanza bancaria, anche la lotta agli illeciti finanziari è tradizionalmente in mano al ministero delle Finanze. La sorveglianza tende quindi ad essere più politicizzata che in altri paesi. In un rapporto pubblicato nel 2022, la stessa Financial Action Task Force (FATF) mise in dubbio l’assetto di vigilanza tedesco. Il gruppo di contatto elogiò «una serie di passi positivi» compiuti dalla Germania «per rafforzare il ruolo» della sua autorità di antiriciclaggio nazionale.Al tempo stesso, nella sua relazione la FATF sostenne che il Paese doveva fare di più per «assicurarsi che ci siano risorse e priorità a livello operativo per combattere i flussi finanziari illeciti».

Osserva l’eurodeputato consevatore belga Johan van Overtveldt: «Prima di prendere una decisione voglio ascoltare i candidati, che hanno tutti e tre competenze impressionanti (…) La qualità è il criterio più importante, anche se ammetto che attribuire alla Germania sede e presidente è discutibile».

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