BancoBpm, dalla Bce no al «Danish Compromise» sull’Opa Anima

Dalla Bce arriva un parere negativo all’applicazione del Danish Compromise da parte di Banco Bpm sull’Opa Anima, offerta che è stata lanciata da Piazza Meda attraverso la controllata Banco Bpm Vita. Quella di Francoforte non è una decisione, che spetta all’Eba ed è ancora attesa, ma di una interpretazione, una view, che – secondo quanto risulta a Radiocor – è stata formalizzata nei giorni scorsi all’istituto guidato da Giuseppe Castagna. Interpellata, la Bce non ha fornito alcun commento. Il parere dell’istituto di Francoforte, con cui Banco Bpm ha interlocuzioni continue, sarà oggetto di un cda di Piazza Meda in agenda per domani.

Secondo quanto ricostruito, il riferimento normativo oggetto della questione è la Crr – ovvero il regolamento Ue sui requisiti patrimoniali nell’ambito di Basilea 3 – che secondo Banco Bpm andrebbe applicato in un modo e secondo Francoforte in un altro: ciò di fatto ha portato all’interpretazione negativa da parte di Francoforte sull’applicabilità del Danish Compromise. La palla ora passa all’Eba, che se confermasse l’interpretazione renderebbe l’Opa Anima più onerosa dal punto di vista del consumo di capitale.

L’impatto

Se l’Eba si allineasse al giudizio dell’istituto centrale, l’opa Anima diventerebbe più onerosa dal punto di vista del consumo di capitale. Per altro Unicredit potrebbe tornare sui propri passi e ritirare l’offerta pubblica di scambio lanciata nei mesi scorsi su Banco Bpm. In effetti il concambio di Borsa tra Banco Bpm e Unicredit si è già portato a 0,179 contro quello di 0,175 proposto dalla banca guidata da Andrea Orcel per l’aggregazione. In pratica i valori di Borsa sono quasi allineati al concambio dell’Ops, mentre nelle scorse settimane presentavano un consistente divario. Il titolo di BancoBpm segna un forte ribasso a Piazza Affari.

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