Northvolt prevede di tagliare 1.600 posti nelle tre sedi operative in Svezia, poco più di un quinto della sua forza lavoro globale. Anche l’azienda punta di diamante della produzione di batterie per auto made in Europe se la deve vedere, quindi, con domanda debole e soverchiante concorrenza dei player orientali, soprattutto cinesi. Il player scandinavo ha dichiarato che l’impianto principale di Northvolt Ett a Skellefteå, principale zona mineraria del Paese, 200 km a sud del Circolo polare artico, sarà il più colpito, con il taglio di 1.000 posti di lavoro. Altri 400 andranno persi a Västerås (centro R&S) e circa 200 posti a Stoccolma (sede centrale). L’azienda avrebbe già avviato le trattative con i sindacati. In questo piano di ridimensionamento non dovrebbe rientrare lo stabilimento di Heide, in Germania, il cui cantiere era stato inaugurato sei mesi fa, presente il ministro tedesco dell’Economia, Habeck, e il cancelliere Scholz. Quest’ultimo aveva definito l’impianto di Northvolt in Germania, il terzo dopo quello polacco di Gdańsk, «strategico per l’Europa». Il cronoprogramma potrebbe però subire dei ritardi, come anche l’espansione di Northvolt Ett e la realizzazione di una nuova gigafactory in partneship con Volvo Car a Göteborg. La costruzione di una gigafactory in Quebec, Canada, è alle fasi preliminari.
Dieci giorni fa Northvolt aveva avvisato che avrebbe smesso di produrre catodi, componenti cruciali delle batterie, facendo un passo indietro rispetto alla sua missione originaria di garantire il ciclo completo, dalla produzione di materiali e batterie al riciclaggio a fine vita.
Con Volkswagen tra i suoi azionisti (il 20% del capitale) e con investitori di primo piano, da Goldman Sachs a BlackRock, da Bnp Paribas alla Banca europea per gli investimenti (Bei), Northvolt è stata capofila di un buon numero di startup europee che hanno investito decine di miliardi nella produzione di batterie per servire le case automobilistiche del continente nel passaggio dai motori a combustione interna ai veicoli elettrici. Ma la crescita del mercato dei veicoli elettrici ha rallentato quest’anno fino a fermarsi, a causa di un netto calo della domanda. Inoltre recenti problemi e ritardi nella produzione hanno indotto Bmw a ritirare un ordine da 2 miliardi a giugno. Infine, la concorrenza della Cina, che controlla l’85% della produzione globale di celle per batterie (al resto ci pensano sudcoreani e giapponesi), rimane difficilmente contrastabile, come dimostrano i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia.
Ora il produttore svedese ha dichiarato che si concentrerà sull’implementazione dei primi 16 gigawattora (GWh) di capacità produttiva annuale di celle per batterie a Northvolt Ett al 2026, tre anni dopo quanto stabilito, accantonando l’obiettivo di salire di altri 30 GWh. Il pieno potenziale di Northvolt Ett sarebbero 60 GWh, capacità sufficiente ad alimentare un milione di auto elettriche all’anno. L’obiettivo è di toccare quota 150 GWh nel 2030 ma la realtà è che attualmente l’azienda produce meno di 1 GWh. «Siamo determinati a superare le sfide che abbiamo di fronte e ad uscirne più forti – ha dichiarato in un comunicato il co-fondatore e ceo Peter Carlsson, ex manager Tesla come l’altro co-fondatore, Paolo Cerruti. «Ora dobbiamo concentrare tutte le energie e gli investimenti nel nostro core business».