Le milizie jihadiste del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim), una formazione legata ad al-Qaeda, hanno massacrato almeno 133 civili nell’attacco sferrato lo scorso 24 agosto a Barsalogho, nel centro-nord del Paese saheliano. Il bilancio, diramato il 29 ottobre dalla Ong americana Human Rigths Watch, evidenzia la «inadeguatezza» della giunta burkinabé nella protezione dei civili dalle incursioni che si trascinano da anni e hanno trasformato Ouagadougou nell’epicentro regionale e africano del terrorismo.
Nel report, condiviso in anteprima con Il Sole 24 Ore, Hrw imputa all’esecutivo di aver posto civili in una condizione di «rischio non necessario», obbligandolo ad attività di lavoro forzato ed esposto ai blitz delle bande armate. Le vittime dell’ultimo eccidio hanno sofferto l’offensiva dei miliziani mentre erano impegnati nella costruzione di una trincea a protezione del villaggio e della sua base militare, una funzione che spinge ora i terroristi a identificarli come «complici» del governo e a giustificare un bagno di sangue che potrebbe aggirarsi su bilanci anche più drastici di quelli nota finora.
In una risposta della stessa Jnim, inviata alla ong e visionata dal nostro quotidiano, i terroristi si dicono certi che le vittime del proprio attacco fossero militari «del regime (il governo, ndr)» o membri delle Volontaires pour la défense de la patrie: i gruppi di auto-difesa dai jihadisti poi elevati al rango di forze ausiliarie dell’esercito sotto Ibrahim Traoré, il leader della giunta salita al potere con il doppio golpe del 2022. In una risposta a domande della Ong, la giunta ha riconosciuto la morte di «soldati, volontari e civili» ma smentito il ricorso al lavoro forzato di civili e qualsiasi responsabilità nella strage.
Il report: civili costretti a scavare la trincea contro i jihadisti
Secondo le testimonianze raccolte da Human Rights Watch, la trincea è in costruzione dal 2022 e rientra nel progetto di una base militare nel villaggio. I civili sarebbero stati costretti dall’esercito a lavorare senza retribuzione, subendo minacce o violenze in caso di rifiuto. Diversi uomini residenti nell’area avevano provato a declinare la richiesta con vari motivazioni, incluse le perdita di ore di lavoro per il proprio sostentamento, l’insicurezza del luogo o avvertimenti su blitz anche vicini delle milizie jihadiste che proliferano nella regione. Un agricoltore 52enne interpellato dalla Ong racconta di essere stato prelevato nella sua abitazione dai militari.
«Non volevo andare perché pensavo fosse rischioso, ma mi hanno picchiato con una corda e costretto ad andare» spiega nel report della ong statunitense. I terroristi di Jnim rivendicano di aver bersagliato esclusivamente militari o miliziani legati al «regime», perseguendo un obiettivo prefissato: «Volevamo colpire i Vdp e i soldati. Avevamo ragione, il villaggio di Barsalogo è come una grande caserma militare, e i suoi abitanti sono tutti combattenti da anni e fino a oggi». Il governo smentisce qualsiais imposizione ai civili e accusa i terroristi di aver aperto il fuoco in maniera indiscriminata, provocando una strage che potrebbe spingersi su valori anche più eclatanti di quelli quantificati da Hrw.