In crisi in sistema delle Cop
Critiche sempre più aperte colpiscono la presidenza azera, accusata di «deplorevole mancanza di ambizione» dal ministro canadese dell’Ambiente, Steven Guilbeault. In un’atmosfera surreale, il presidente della Cop29, Mukhtar Babayev, attorno alle 20 ora locale ha convocato una plenaria, senza nulla di concreto da mettere ai voti, ma sottoponendo alle parti l’esame di questioni procedurali che in genere vengono approvate in coda.
Dalla Cop di Glasgow del 2021, l’azione multilaterale per il clima si è sfilacciata, esaurita, in un contesto di tensioni geopolitiche sempre più profonde, con la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente che minacciano di allargarsi. I vertici successivi, quello in Egitto e a Dubai, hanno già prodotto risultati insufficienti rispetto alla sfida del riscaldamento globale, che sale, insieme alla conta delle vittime e dei danni causati dagli eventi climatici estremi.
La borsa Onu dei crediti di carbonio
Un risultato atteso è stato raggiunto, con l’accordo sulle regole per il mercato globale di acquisto e vendita di crediti di carbonio, sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Dopo quasi dieci anni di negoziati, questa intesa dovrebbe dare credibilità e trasparenza al meccanismo. I crediti possono essere creati attraverso progetti come la piantumazione di alberi o la costruzione di parchi eolici in un Paese povero. I Paesi e le aziende possono acquistare questi crediti per contribuire al raggiungimento dei loro obiettivi climatici.
Il lancio è previsto per l’anno prossimo. L’intesa era stata annunciata nel primo giorno della Conferenza di Baku, ma sono serviti altri negoziati per mettere a punto un sistema bilaterale separato, che consenta ai Paesi di commerciare direttamente. Tra gli aspetti da regolare c’erano la strutturazione di un registro per tracciare i crediti, la quantità di informazioni che i Paesi dovrebbero condividere sui loro accordi bilaterali e cosa succede quando i progetti falliscono.