E ora? Cosa succederà in Stellantis? Quale strategia industriale e di prodotto sceglierà il successore di Carlos Tavares? E soprattutto: c’è davvero spazio per 15 marchi, alcuni dei quali con vendite omeopatiche? Sono queste le domande che ci si pone oggi, nell’aftermath delle dimissioni di Carlos Tavares. Il manager portoghese lascia il mega gruppo italo-transalpino, ma a trazione francese, in un momento mai così drammatico e delicato della storia dell’automotive. Un’industria che affronta, in Europa, una crisi epocale di vendite e di identità, tra elettriche che non si vendono e termiche che non saranno prodotte il prossimo anno dai costruttori per non soccombere sotto il peso delle multe CAFE per le emissioni di CO2.
L’airbus dell’auto e il toto nomine
In primis, è partito il toto nomine, ma non pare esserci sulla carta nulla di concreto.Si fanno voci di un avvicendamento interno con Olivier Francois, oppure con Jean-Philippe Imparato e addirittura una nomina di grande peso: Luca de Meo, CEO di Renault e artefice del rilancio del gruppo francese, l’unico a non aver dichiarato un profit warning. Di certo, il successore di Tavares potrebbe portare più vicina la nascita dell’Airbus dell’automotive, cavallo di battaglia di Luca de Meo anche in veste di presidente di ACEA Ipotesi però avversata apertis verbis da Carlos Tavares.
E che un consorzio (non una super fusione, si badi bene) sia necessario sembra ormai palese. L’industria europea dell’auto sta affrontando la sua ora più buia e di certo, con i colossi cinesi che battono alle frontiere, incuranti dei dazi, i grandi costruttori non possono andare più in ordine sparso. Occorrono strategie nette, assenza di tentennamenti (elettrico subito o elettrico dopo), visioni tecnologiche e capacità di contrastare quelle scelte ecologiche insostenibili che hanno contribuito a generare un disastro industriale di immani proporzioni. E soprattutto l’industria dell’auto europea deve trovare idee e slancio tecnologico rimettendo il prodotto al centro, ma servono sinergie e costi sotto controllo. Questo si può fare solo mettendo insieme le risorse (lo si legge nell’ormai famoso rapporto Draghi). E questo vuol dire condividere tra gruppi piattaforme e sistemi digitali, powertrain e batterie. Il tutto senza fare brutte auto in fotocopia o modelli che il mercato rifiuta. Già perché la competitività di un determinato modello di auto resta sempre un punto chiave (a Bruxelles Audi ha chiuso la fabbrica dove costruiva la Q8 e-tron, non di certo un esempio di elettrica competitiva con Tesla).
L’agenda del futuro ceo
Ma torniamo a Stellantis. Il nuovo CEO avrà sicuramente in agenda il tema della crisi, quello dell’Airbus dell’automotive europeo e, soprattutto, il rilancio delle vendite, con la decisione di quali marchi portare avanti e quali invece decidere di spegnere. È palese, infatti, che che la Abarth elettrica è un flop (piccoli numeri, ma è un simbolo, che la Fiat 500 elettrica si è fermata che DS non funziona a livello europeo e che Lancia Ypsilon è in bilico.
Sono solo alcuni esempi, ma quello più grande è Maserati che forse il nuovo CEO potrebbe decidere di vendere. Brand come Alfa Romeo, ma soprattutto Peugeot, Jeep e Fiat hanno invece un solido piano prodotto con una serie di nuovi modelli (anche made in Italy) in arrivo.