La Turchia di Erdogan continua la sua politica di influenza nel Bacino del Mediterraneo. Questa volta il destinatario delle «attenzioni» di Ankara è l’Albania.
Il presidente turco ha inaugurato oggi la Grande Moschea di Tirana, finanziata dalla stessa Turchia. Un progetto ambizioso con minareti alti fino a 50 metri e la cupola centrare di 30, nell’ambito di un viaggio volto a rafforzare i legami bilaterali. La nuova moschea Namazgah di Tirana è la più grande dei Balcani.
Investimento made in Turkey
La costruzione della nuova moschea è stata avviata nel 2015 con circa 30 milioni di euro provenienti dall’organizzazione statale turca dei musulmani Diyanet, il Direttorio per gli affari religiosi che Erdogan ha trasformato in uno strumento di promozione dell’Islam sunnita all’estero.
La moschea include una biblioteca, una libreria, una scuola coranica, un teatro, una sala conferenze e un “museo della coesistenza”, sul modello della Grande Moschea di Istanbul voluta dallo stesso Erdogan e sorta nella parte asiatica della megalopoli. La moschea si trova nei pressi del Parlamento albanese e può ospitare fino a 10.000 fedeli. Circa la metà della popolazione albanese è di religione musulmana.
Il dono di droni kamikaze
La missione del «sultano» non si è limitata all’inaugurazione della moschea. La Turchia infatti donerà all’Albania «un considerevole numero di droni kamikaze», come ha annunciato Edi Rama. Il premier albanese non ha precisato il numero dei droni, ma ha voluto sottolineare che «nessuno dovrà preoccuparsi su chi colpirà l’Abania, ma nell’ambito delle nostre relazioni, è un dono dal chiaro mesaggio da parte della Turchia, che l’Albania è inattaccabile». Rama ha reso noto che la Turchia assisterà il suo paese anche per «il potenziamento dell’industria militare. Abbiamo identificato investimenti concreti in questo settore», ha detto Rama.