Il mercato li attendeva. E, alla fine, sono arrivati. Di cosa stiamo parlando? Dei dati trimestrali di Microsoft, Alphabet e Meta. Ieri, mentre Nvidia oltrepassava la soglia dei 5.000 miliardi di dollari in capitalizzazione, i numeri sono stati pubblicati.
La grande «G» e Meta
Ebbene, con riferimento ad Alphabet i ricavi – nel terzo quarter del 2025 – si sono assestati a 102,3 miliardi. Il dato implica il rialzo del 16% su base annua (+15% a cambi costanti). L’utile per azione (Eps) diluito è invece risultato di 2,87 dollari. Cioè un valore superiore alle stime di consensus. Dal canto suo Meta, ha realizzato un giro d’affari di 51,24 miliardi (numero maggiore delle stime raccolte da Zack). L’Eps diluito, tuttavia, si è fermato a 1,05 dollari. Il numero è in forte calo rispetto ad un anno prima. Il motivo? Perché la società ha registrato un onere straordinario di quasi 16 miliardi, legato al provvedimento approvato da presidente Usa Donald Trump e soprannominato “Big Beautiful Bill”. Inutile dire che il listino ha penalizzato, nell’after hours, il titolo che è arrivato a cedere oltre l’8%.
Microsoft e i Capex
In calo – subito dopo i conti perdeva il 3% – la stessa Microsoft. Il fatturato – nel primo trimestre dell’esercizio 2025- 2026 – è stato di 77,7 miliardi. L’utile per azione diluito non GAAP, invece, è di 4,13 dollari. Tutti e due le voci contabili sono oltre le stime degli analisti. Il disappunto del mercato, a ben vedere, riguarda il fatto che la società ha indicato di avere speso quasi 35 miliardi nell’Intelligenza artificiale (Ia). Una cifra molto elevata, la quale, da un lato, ha offuscato la crescita della divisione cloud; e che, dall’altro, ha intimorito gli operatori.
Il rischio bolla
Già, intimorito. Non deve dimenticarsi che – sullo sfondo – persiste il tema del rischio della bolla legata all’Ia. La corsa globale alla nuova tecnologia ha – per l’appunto – innescato un ciclo di investimenti senza precedenti nella recente storia dell’innovazione. Stime di mercato convergono sul fatto che nel solo 2025 i quattro grandi dell’hi-tech americano – Microsoft, Amazon, Alphabet e Meta – potrebbero destinare fino a 400 miliardi di dollari in capital expenditure per data center, potenza computazionale, chip proprietari e infrastrutture energetiche dedicate all’Artificial Intelligence (Ai). È una scala che supera, a parità di potere d’acquisto, quanto impiegato per la costruzione dell’intera rete autostradale inter-statale americana nell’arco di oltre quarant’anni.
La speranza
La differenza è che, in questo caso, la domanda non esiste ancora nella sua forma piena. È una scommessa anticipata. Un modello “build first, justify later”: si investe ora sulla convinzione che l’Ai diventerà rapidamente il nuovo motore della produttività globale. Satya Nadella ha ammesso pubblicamente di sperare che non ci vogliano cinquant’anni, come accadde per l’elettricità. Mark Zuckerberg ha dichiarato che Meta sta investendo come se ne servissero molti meno.
