Dal nostro corrispondente
NEW DELHI – Con una mossa che conferma l’apprensione crescente delle autorità monetarie per i rischi macroeconomici portati dalla guerra commerciale scatenata dagli Stati Uniti, la Reserve Bank of India (Rbi) mercoledì ha nuovamente tagliato i tassi d’interesse. La riduzione di un quarto di punto che ha portato il tasso riferimento al 6%, è la seconda del 2025 e fa seguito a quella di febbraio, andata in archivio come la prima decisa dall’Rbi dal lontano maggio del 2020. Anche l’orientamento di politica monetaria è cambiato, passando da neutrale ad accomodante, segno che all’orizzonte potrebbero esserci altri tagli.
Quella indiana è la seconda banca centrale, dopo quella della Nuova Zelanda, a tagliare i tassi d’interesse dopo lo shock inferto ai mercati dalle nuove tariffe americane. Il taglio è stato deciso all’unanimità dai sei membri del Monetary Policy Committee, che è composto da tre funzionari dell’Rbi e da tre membri esterni. Anche il cambio di orientamento della politica monetaria è stato deciso senza che venisse messo a verbale alcun dissenso interno.
Nel corso di una conferenza stampa, il governatore dell’Rbi Sanjay Malhotra ha spiegato che i dazi americani del 27% sui prodotti indiani hanno esacerbato il clima di incertezza, ma ha aggiunto che quantificare con esattezza il loro impatto sulla crescita economica indiana è difficile. Malhotra ha spiegato che rispetto alla prima metà dell’anno fiscale 2024-25, il tasso di crescita del Pil sta accelerando anche se continua a restare al di sotto del livello a cui ambisce il Paese.
L’India si è data come obiettivo di diventare un Paese sviluppato entro il 2047, quando ricorreranno i 100 anni dalla liberazione dal colonialismo britannico. Un obiettivo che sarebbe stato ambizioso anche in presenza di tassi di crescita più sostenuti di quelli attuali. Oggi la Reserve Bank of India prevede un tasso di crescita del Pil del 6,5%, in leggero rallentamento rispetto alle stime precedenti di un +6,7 per cento. Ma secondo alcuni economisti l’impatto delle tariffe americane potrebbe tradursi in altri 20-40 punti base in meno di crescita di qui alla fine dell’anno fiscale in corso.