In vista del taglio dei tassi di interesse della Federal Reserve, la liquidità investita nei fondi monetari Usa (Money Market Funds) ha raggiunto il nuovo livello record di 6,24 trilioni di dollari. Un picco a cui ha contribuito l’impennata registrata nelle prime tre settimane di agosto quando, secondo i dati dell’Investment Company Institute, i flussi netti di capitali in entrata hanno superato i 100 miliardi di dollari. La recente corsa ai money market funds, secondo gli analisti di Bofa, è da attribuire alle attese agostane del mercato per un taglio dei tassi della banca centrale Usa a settembre. Attese diventate quasi certezze venerdì scorso, dopo il discorso del presidente della Fed Jerome Powell a Jackson Hole. In attesa di capire se il taglio sarà di 25 o 50 punti base dall’attuale livello di 5,25-5,50%, sia gli investitori retail che gli istituzionali hanno scelto di aumentare l’esposizione ai fondi monetari (investiti in titoli a breve scadenza e facili da liquidare) che attualmente offrono un rendimento medio del 5,1%.
Il trend è destinato a continuare? Tutto dipenderà dalle future decisioni sui tassi della Fed. Ipotizzando uno scenario di soft landing per l’economia Usa, gli analisti prevedono che i i tagli ai tassi di interesse ufficiali saranno limitati e graduali mantenendo così quasi inalterato l’appeal per i rendimenti dei fondi monetari. Nel caso invece di una più drastica serie di tagli dei tassi (ma in assenza di una vera e propria recessione) i fondi monetari Usa potrebbero registrare forti deflussi da parte degli investitori retail che abbandonerebbero il parcheggio della liquidità andando a caccia di rendimenti più’ elevati nell’azionario.
La futura dinamica dei tassi di interesse negli Usa e l’appeal dei money market funds sono destinati a contagiare anche il sistema bancario americano, in particolare quello delle pericolanti banche regionali tuttora alle prese con la crisi deflagrata a inizio 2023 con il default e salvataggio d’emergenza di Silicon Valley Bank. Proprio l’incertezza sulla solidità delle banche locali Usa era stata uno dei motori del trasferimento della liquidità dai depositi bancari ai fondi monetari che nel 2023 hanno registrato flussi positivi per 1,2 trilioni di dollari.
Il successo dei money market funds, con i loro rendimenti del 5%, aveva peggiorato la situazione di molte piccole banche costringendole a strapagare la raccolta pur di non perdere i clienti. Ora, in caso di progressiva riduzione dei tassi, quel trend potrebbe invertirsi e creare un ambiente piùrilassato per le banche regionali. Non solo dal lato del costo della raccolta, ma anche dal lato della qualità dell’attivo di bilancio. Nel decennio di tassi a zero o negativi, infatti, le banche avevano accumulato titoli o concesso mutui che rendevano meno del 2% all’anno. La successiva rapida ascesa dei tassi decisa dalla Fed nell’ultimo biennio ha generato maxi perdite potenziali su quei “vecchi” titoli detenuti in portafoglio. Perdite teoriche che, a fine giugno 2024, ammontavano ancora a livello di sistema a 525 miliardi di dollari. Per molte banche regionali, a partire da SVB, quelle minusvalenze potenziali sono state una delle cause del fallimento. Se ora i tassi di interesse imboccheranno la china discendente, anche le perdite sul vecchio portafoglio titoli delle banche saranno destinate a ridursi in modo sensibile.