Il Bundestag approva la riforma delle pensioni, ma per Merz è una vittoria a metà

Il Bundestag ha approvato la controversa riforma delle pensioni presentata dal Governo, ma il cancelliere Friedrich Merz può tirare solo mezzo sospiro di sollievo: il voto permette certo di superare l’ostacolo più impegnativo da quando è in carica, ma non cancella le settimane di scontri all’interno del suo stesso partito, l’Unione Cdu-Csu. Stavolta sono stati i 18 deputati del gruppo dei giovani a puntare i piedi, contro un riordino che caricherebbe sulle spalle delle future generazioni la tenuta del sistema pensionistico.

I dubbi sulla coalizione

Più dei contenuti della riforma, conta allora la prova offerta dalla coalizione e dal cancelliere. La resistenza dei giovani dell’Unione, rientrata solo parzialmente e per puro senso di responsabilità, ha evidenziato ancora una volta quanta fatica faccia la leadership dei conservatori a imporsi nel suo stesso partito. E ha permesso pericolose speculazioni sulla tenuta della coalizione con i socialdemocratici della Spd, considerata l’ultimo argine contro la presa del Governo da parte dell’estrema destra filo-russa e xenofoba di Alternative für Deutschland, già primo partito in diversi sondaggi. Sui media tedeschi sono rimbalzati scenari di rottura del patto nero-rosso e di possibile Governo di minoranza, dopo appena sette mesi dall’insediamento di Merz, dal quale ci si aspettava un cambio di passo rispetto alla litigiosa coalizione Semaforo di Olaf Scholz, saltata prematuramente.

La «maggioranza del cancelliere»

Fino alla vigilia del voto, Merz e i suoi uomini hanno cercato di convincere i “ribelli” a cambiare idea e sostenere il pacchetto di misure concordato con la Spd nel patto di Governo. Con 316 seggi, la “piccola” coalizione nero-rossa ha un margine di appena 12 voti al Bundestag e il “no” dei 18 giovani sarebbe potuto essere fatale. Come ciliegina sulla torta, mercoledì è arrivata l’offerta di aiuto della Linke, con l’annuncio dell’astensione dei suoi 64 deputati. In questo modo, sarebbe scesa la maggioranza richiesta per far passare la riforma, rendendo superfluo il voto dei giovani dell’Unione. La prospettiva di salvare la pelle con l’aiuto della Linke sarebbe stato però un boccone amarissimo per il partito, che ha già dovuto ingoiarlo il giorno dell’insediamento del cancelliere: il primo tentativo fallì clamorosamente e servì una irrituale seconda votazione il giorno stesso, resa possibile grazie alla collaborazione proprio della Linke. I democristiani di Konrad Adenauer non hanno mai voluto fare accordi con i discendenti dei comunisti dell’Est.

Alla fine, la riforma delle pensioni è passata con 318 sì, superando quindi la maggioranza assoluta e rendendo irrilevante l’astensione della Linke. La “maggioranza del cancelliere” tanto inseguita da Merz è stata ottenuta, ma solo per un soffio: mancano dieci voti rispetto ai 328 della coalizione. Sette dei 208 deputati della Cdu-Csu hanno votato contro, due si sono astenuti e uno era assente. Compatti i 120 deputati della Spd, per i quali era in gioco una linea rossa.

La vicenda lascia insomma una nube più cupa sulla capacità di Merz di guidare il Paese fuori dalla lunga stagnazione, come sottolinea il politologo Johannes Hillje: «Oggi il cancelliere è un vincitore indebolito. Il dibattito ha messo in luce i limiti della sua autorità».

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