Nell’attacco a Israele dell’1 ottobre l’Iran ha usato circa 200 missili balistici , di capacità maggiore (ipersonici) rispetto a quelli usati ad aprile, quando aveva schierato anche droni e missili da crociera. Ma qual è la differenza tra queste tipologie di munizioni?
Missili balistici
I missili usati più comunemente sono i cosiddetti balistici, presenti negli arsenali militari da decenni.
«Per spiegare il loro funzionamento – chiarisce un generale dell’esercito in congedo che preferisce mantenere l’anonimato – possiamo dire che si tratta dei missili che vanno verso l’atmosfera e poi si dirigono verso l’obiettivo una volta raggiunto il punto massimo ed è previsto in base alla cariche e questi sono abbastanza impiegati in aree vicine. Giusto per fare un esempio, un missile balistico non ti copre la tratta tra Mosca e New York». Però, sempre ragionando per assurdo, «può coprire una distanza come quella che intercorre tra Italia e Polonia o Ungheria».
La traiettoria balistica
Vengono definiti balistici perché viaggiano secondo la traiettoria “balistica” ossia un tragitto parabolico andando fuori dall’atmosfera e poi rientrando per colpire il bersaglio.
Il panorama di questi strumenti vede quelli a corto raggio Srbm – Short Range Ballistic Missile sotto i mille chilometri; a medio raggio Mrbm – Medium Range Ballistic Missile tra i mille e i 3 mila; a raggio intermedio Irbm – Intermediate Range Ballistic Missile con una gittata che varia dai 3 mila ai 5,5 mila chilometri; intercontinentali con una capacità che supera i 5,5 mila chilometri.