Corrono gli incendi nell’Amazzonia e con loro corrono deforestazione ed emissioni di gas serra: in Bolivia, in Venezuela e anche nel Brasile di Lula, che ha promesso di azzerare la distruzione «netta» del polmone verde del mondo e voltare pagina rispetto ai disastri dell’era Bolsonaro. I numeri dicono quanto sia difficile passare dalle parole ai fatti.
«Fuori dall’ordinario»
Secondo il Servizio di monitoraggio dell’Atmosfera dell’agenzia europea Copernicus (Cams), le emissioni da incendi in Sud America, negli ultimi mesi, «sono state costantemente superiori alla media e hanno battuto record nazionali e regionali, soprattutto a causa dei gravi roghi nelle regioni del Pantanal e dell’Amazzonia».
Secondo il Cams, le dimensioni del fenomeno sono «fuori dall’ordinario, anche considerando che luglio-settembre è il periodo in cui normalmente si verificano gli incendi nella regione». Le temperature estremamente elevate registrate in Sud America negli ultimi mesi, la siccità più grave da molti decenni e altri fattori climatici «hanno probabilmente contribuito ad aumentare la portata delle emissioni». L’anidride carbonica prodotta da incendi boschivi in Bolivia, a metà settembre, «rappresenta già il totale annuale più alto nel set di dati del Cams».
Roghi record in Brasile
Qui la siccità è iniziata a metà del 2023 ed è considerata la «più intensa e diffusa» di sempre, dal Centro nazionale di monitoraggio e allerta dei disastri naturali (Cemaden). Quasi il 60% della nazione è stato colpito in qualche misura.
In Brasile, «le emissioni totali di anidride carbonica stimate finora nel 2024 sono state superiori alla media, seguendo un percorso simile a quello del record del 2007», si legge nel report del Cams. Ciò è dovuto in gran parte alle emissioni da incendi nella regione amazzonica, in particolare negli Stati di Amazonas e Mato Grosso do Sul (dove si trova la maggior parte delle zone umide del Pantanal). Qui, il totale delle emissioni di anidride carbonica è il più alto nei 22 anni di rilevazioni del Cams.