Il governo israeliano sta lavorando a un accordo che prevede il rilascio di 10 ostaggi. Lo ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu ai genitori dell’ostaggio Eitan Mor, secondo quanto riferito dal Tikva Forum, un’alternativa di destra al principale gruppo di difesa degli ostaggi. Il premier israeliano ha chiamato ieri sera i genitori di Mor per aggiornarli sugli sforzi compiuti per raggiungere un accordo sul rilascio degli ostaggi. Il padre di Mor, Zvika, è uno dei fondatori del Tikva Forum.
L’annuncio di Netanyahu va nella stessa direzione di quanto trapela da Hamas. Secondo la tv saudita al Arabiya, Hamas è disposto a rilasciare un maggior numero di ostaggi, rispetto alla sua precedente posizione, in base a una nuova proposta di tregua. Fonti di al Arabiya affermano che la stesura del nuovo accordo è nelle sue fasi finali e che Hamas ha dato una risposta positiva iniziale per aumentare il numero di ostaggi da liberare. Il report riferisce inoltre che gli Stati Uniti hanno comunicato a Hamas che faranno pressione su Israele affinché avvii dei colloqui per porre fine alla guerra.
E cresce la pressione dell’opinione pubblica e dei militari in Israele per porre fine alla guerra. Oltre 1.600 veterani paracadutisti e di fanteria dell’Idf hanno firmato una lettera in cui chiedono al governo di raggiungere un accordo per riportare a casa tutti gli ostaggi, anche se ciò significa porre fine alla guerra. Lo riferisce Ynet. Questo ultimo appello si aggiunge alla crescente ondata di pressione pubblica per porre fine alla guerra in corso, e segue lettere simili da parte di medici riservisti dell’Idf, ex membri dell’unità di intelligence 8200, ex membri del Mossad, riservisti della Marina e dell’Aeronautica. «Noi, combattenti e comandanti delle unità di paracadutisti e fanteria, la cui bandiera reca la scritta: ’Non lasciamo feriti sul campo di battaglia’, chiediamo il ritorno degli ostaggi, anche a costo di interrompere i combattimenti. Questo è un appello a salvare vite umane», si legge nella lettera.
La Francia torna a chiedere un cessate il fuoco. «A Gaza la situazione è più drammatica che mai. Da oltre un mese è stato negato l’accesso all’enclave agli aiuti umanitari. Dobbiamo tornare al cessate il fuoco, consentire l’accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari e liberare gli ostaggi di Hamas». Lo ha detto il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, arrivando al Consiglio Esteri a Lussemburgo. In seguito, ha aggiunto «si potrà iniziare a discutere sulla base del piano preparato dai Paesi arabi per la ricostruzione, la governance e la sicurezza a Gaza e passare poi a una soluzione politica, perché non esiste una soluzione militare al conflitto israelo-palestinese». «Una soluzione politica – ha evidenziato il capo della diplomazia francese – è lo scopo della Conferenza delle Nazioni Unite presieduta da Francia e Arabia Saudita, che mira a preservare e a mettere in piedi la soluzione dei due Stati con un riconoscimento collettivo e reciproco che permetta al popolo israeliano e a quello palestinese di vivere fianco a fianco in pace e in sicurezza».
Sul campo di battaglia l’ultimo attacco importante di Israele è costituito dai due missili che hanno colpito domenica un importante ospedale di Gaza, mettendo fuori uso il pronto soccorso e danneggiando altre strutture, hanno riferito i medici, in un attacco che, secondo Israele, era diretto ai combattenti di Hamas che sfruttavano la struttura. I funzionari sanitari dell’Ospedale arabo Al-Ahli hanno evacuato i pazienti dopo una telefonata da parte di qualcuno che si è identificato come membro della sicurezza israeliana poco prima dell’attacco.