Orsini: per salvare l’industria bisogna correre, il tempo è finito

Aumentare la competitività dell’industria Ue, con un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico; ridurre i costi burocratici, rivedendo i regolamenti entro un anno; accelerare l’innovazione, arrivando al 3% del pil in R&S, sempre entro dodici mesi; stessa scadenza per rilanciare gli investimenti, cominciando a sbloccare gli 800 miliardi di euro individuati nel rapporto Draghi. Sono i punti principali del documento firmato ieri dalla Confindustria italiana, da quella francese, Medef, e da quella tedesca, Bdi.

«È finito il tempo, serve fare presto. Il documento finale firmato è fondamentale per il sostegno alle imprese, per salvare l’industria europea. Abbiamo messo al centro la competitività. Dobbiamo costruire un percorso che sia simile agli altri continenti, abbiamo bisogno di correre». Emanuele Orsini mette l’accento sull’urgenza: «se la Ue rispondesse alle richieste contenute nel testo sottoscritto con Medef e Bdi si risolverebbe il 60-70% dei problemi dell’industria europea. È stato condiviso un grido d’allarme con cui diciamo in modo pragmatico che non possiamo perdere tempo. Non vorremmo tra un anno essere qui a fare la conta dei caduti, ma essere qui a dire che l’industria europea ha svoltato e preso la giusta direzione», ha insistito il presidente di Confindustria. Preoccupazioni analogamente espresse dal presidente del Medef, Patrick Martin, e dal direttore della Bdi, Tanja Gönner, nel sesto Trilaterale che si è concluso ieri a Parigi.

Il prossimo, ha annunciato Orsini, sarà a Roma, a novembre 2025. Bisogna recuperare il ritardo, o affrontare il declino, come titola il documento. I numeri sono impietosi: l’economia europea ha perso terreno. Il termine di paragone è con gli Stati Uniti, perché, hanno spiegato i tre presidenti, è l’area che ha i migliori trend, di crescita, di innovazione, di attrazione di investimenti.

Nella Ue, invece, gli investimenti esteri stanno calando. «Serve un mercato dei capitali che sia forte in Europa», ha detto Orsini. «Perché questo sia possibile serve essere attrattivi. E per essere attrattivi serve un’industria forte. Dobbiamo essere competitivi in Europa, servono gli investimenti per le transizioni», ha aggiunto Orsini, prospettando il rischio, se non si cambia rotta, che «che interi settori verranno spazzati via, come l’automotive, l’acciaio, la chimica». Timori condivisi da Martin e Gönner. Nel testo del documento si sottolinea che per l’automotive va anticipata al 2025 la revisioni degli standard di emissione di Co2 per auto e furgoni. L’energia è in primo piano: serve un mercato integrato dell’energia, rivedere il meccanismo ETS e il Carbon Border Adjustment Mechanism. La burocrazia è cruciale: dal 2019 al 2024 la Ue 13.000 atti, gli Usa 3.500 mila atti legislativi e 2000 risoluzioni a livello federale. Questi divari, dice il documento, sono una delle cause principali dello scarto competitivo tra Ue e Usa.

La presenza politica è stata di alto livello, giovedì la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ieri il premier francese, Michel Barnier, più i ministri Tajani, Urso, Armand e Kluttig. Da parte loro piena condivisione delle istanze delle imprese. Si tratta ora di agire, come hanno sottolineato Orsini, Martin e Gönner.

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