Secondo tre fonti a conoscenza dell’iniziativa, l’amministrazione Trump e Israele si sono rivolti ai governi del Sudan e della Somalia e hanno manifestato interesse anche per la Siria, in quanto potenziali luoghi in cui reinsediare i palestinesi di Gaza. Lo riporta il sito della Cbs. L’idea del reinsediamento dei palestinesi in un altro Paese è una delle opzioni che il team di Trump sta valutando come parte dell’obiettivo più ampio del presidente degli Stati Uniti di porre fine alla guerra di Israele con Hamas a Gaza e ricostruire la devastata enclave palestinese.
Secondo il piano di Trump, gli oltre 2 milioni di abitanti di Gaza verrebbero trasferiti altrove in modo permanente. Il presidente ha proposto che gli Usa prendano possesso del territorio, supervisionino un lungo processo di bonifica e sviluppino un progetto urbanistico. Israele ha abbracciato il piano di Trump, che ha presentato durante la visita di Netanyahu alla Casa Bianca a febbraio.
Al momento, però, il governo sudanese si è rifiutato di rispondere a una richiesta di commento della Cbs in merito. E Dahir Hassan, ambasciatore della Somalia negli Stati Uniti, ha dichiarato alla Cbs che “né l’Amministrazione statunitense, né le autorità israeliane hanno contattato il governo somalo in merito alla ricollocazione dei palestinesi in Somalia”. Hassan ha anche espresso preoccupazione per il fatto che “la diffusione di tali informazioni non verificate rischia di alimentare la propaganda di reclutamento per gruppi estremisti come l’Isis e al-Shabab, esacerbando potenzialmente le sfide alla sicurezza nella regione”. Anche il governo israeliano, la Casa Bianca e il Consiglio per la sicurezza nazionale hanno rifiutato di rispondere alle richieste di commento da parte della Cbs News.
Unicef, un milione di bambini a rischio a Gaza
L’Unicef, nel frattempo, ha diffuso un nuovo report. «Senza l’ingresso di aiuti nella Striscia di Gaza, circa un milione di bambini vive senza i beni di prima necessità di cui ha bisogno per sopravvivere – ancora una volta», ha dichiarato il direttore regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, Edouard Beigbeder, al termine di una missione di quattro giorni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
«A poche decine di chilometri dalla Striscia di Gaza si trovano più di 180.000 dosi di vaccini di routine essenziali per l’infanzia, sufficienti a vaccinare e proteggere 60.000 bambini sotto i due anni, e 20 ventilatori salvavita per le unità di terapia intensiva neonatale – ha spiegato – mentre l’Unicef è riuscito a consegnare 30 macchine respiratorie Cpap – che aiutano in modo significativo i neonati prematuri e quelli affetti da sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) – i ventilatori sono essenziali per i neonati che necessitano di un supporto respiratorio avanzato. Tragicamente, circa 4.000 neonati non possono attualmente accedere a cure salvavita essenziali a causa del forte impatto sulle strutture mediche della Striscia di Gaza. Ogni giorno, senza questi ventilatori, si perdono vite umane, soprattutto tra i neonati vulnerabili e prematuri nel nord della Striscia di Gaza».