La guerra tariffaria sbarca nel settore del trasporto aereo e a farla scoppiare non poteva essere che uno dei personaggi più polemici del settore, il ceo di Ryanair Michael O’Leary. Il quale con la sua solita verve diretta ha fatto sapere che non accetterà le consegne di nuovi Boeing se dovessero diventare «troppo costosi», aprendo di fatto la discussione su chi debba pagare per i dazi di Trump, se le compagnie aeree o i produttori. I quali dovranno compensare in un qualche modo l’aumento dei costi delle materie come l’alluminio e l’acciaio su cui i dazi sono stati fissati al 25% e al momento non sono sospesi.
La minaccia di Ryanair
Il governo Trump ha annunciato una tregua temporanea di 90 giorni per alcuni dazi, ma non per tutti, e in particolare non per la Cina e non i dazi sull’acciaio e l’alluminio che rimangono in vigore per gli altri paesi, tra cui quelli dell’UE: è stato calcolato che un aereo della Boeing potrebbe costare fino a 40 milioni di dollari in più, una cifra esorbitante tenendo conto che di listino un Boeing 737 Max costa circa 100 milioni di euro. Aumenti di prezzo simili potrebbero verificarsi anche per gli aerei Airbus. Ryanair deve ricevere 25 Boeing 737 Max durante l’estate, velivoli già in ritardo nelle consegne per i problemi del blocco della produzione subita dal produttore americano dopo l’incidente mancato dell’Alaska Airlines che ha fatto emergere i problemi di qualità nella catena produttiva.
Le minacce di Ryanair si unisco a quelle della compagnia americana Delta Air Lines che, a sua volta, ha avvertito Airbus di non volere ritirare i nuovi aerei se saranno assoggettati ai dazi. Delta Air Lines è uno dei maggiori clienti di Airbus negli Stati Uniti, con decine di aerei in consegna nel 2025 tra cui A220, A330-900neo e A350-1000. La compagnia americana ha in calendario la consegna di 285 aeromobili la maggior parte Airbus, ma anche Boeing. Le nuove regole commerciali della Casa Bianca potrebbero rendere questi aerei più costosi, uno scenario che il vettore non accetta perché avrebbe un impatto diretto sulla sua crescita annuale le cui previsioni sono state cancellate a causa dell’incertezza dei mercati.
Le conseguenze dei dazi sul settore aereo
I produttori al momento non hanno risposto. L’ultimo ad essersi espresso sul tema dei dazi è stato lo scorso marzo il ceo di Airbus, Guillaume Faury il quale ha dichiarato che il settore deve «aspettare e vedere quale sarà l’andamento dei dazi, una volta stabilizzati», dal momento che le misure commerciali americane colpirebbero in larga misura i clienti e le imprese degli Stati Uniti piuttosto che quelli europei o di altri Paesi. Ma aveva avvertito che se Airbus dovesse incontrare difficoltà nel consegnare gli aerei in America, il produttore potrebbe dare priorità ai clienti non statunitensi «che sono molto ansiosi di ricevere gli aerei».
Il settore aereo e i dazi sulle materie prime
Le tensioni tariffarie sono insolite in un settore, quello del trasporto aereo commerciale, che ha operato in gran parte senza barriere almeno dal 1979, ad eccezione di un periodo di 18 mesi quando vennero imposte tasse nell’ambito della disputa sugli aiuti di Stato a Boeing e a Airbus.