STM affronta class action dopo crollo in Borsa e riduzione stime ricavi

Alla fine, dopo Intel, una class action è arrivata anche per STMicrolectronics . Il 25 luglio, la multinazionale italo-francese dei semiconduttori, che per circa il 28% fa capo pariteticamente al Mef e alla banca pubblica transalpina Bpi (Caisse de Dépots), per il secondo trimestre di fila aveva annunciato una nuova riduzione delle stime dei ricavi per l’intero esercizio.

Non più i quasi 17 miliardi di dollari di ricavi di cui si parlava a inizio anno, e nemmeno più 1l range di 14-15 miliardi indicato dal management ad aprile, bensì 13,2-13,7 miliardi che gli analisti hanno tradotto in quasi un miliardo di dollari di utile operativo in meno quest’anno rispetto ai 3,8 miliardi di dollari realizzati nel 2023.

La Borsa, colta in contropiede, aveva buttato giù il titolo di quasi il 14% il giorno dell’annuncio, che di fatto era un profit warning, e le quotazioni di STM dai 37 euro del 24 luglio sono cadute fino a un minimo di 26,6 euro il 6 agosto per poi assestarsi a 28,145 euro venerdì 23 agosto, alla chiusura della seduta di Piazza Affari: in un mese è andato in fumo un quarto della capitalizzazione di mercato del gruppo.

Almeno due studi legali americani (STM è quotata anche a Wall Street) avevano aperto un dossier sul caso per verificare se ci fossero elementi per avviare una class action. Alla fine un’azione legale è arrivata, ma da un terzo studio, Levi & Korsinsky di New York, che venerdì sera ha depositato una richiesta di 30 cartelle per ottenere un “trial by jury”, a nome di Liyu Wang e altri investitori che hanno comprato le azioni STM tra il 25 gennaio e il 24 luglio di quest’anno, sostenendo che le indicazioni fornite dalla società in questo periodo sulle prospettive dell’esercizio sono state fuorivianti, causando il crollo del titolo e il danno nel portafoglio degli investitori che ci avevano puntato. L’iniziativa chiama in causa il ceo Jean Marc Chery e il cfo Lorenzo Grandi (dall’ultima assemblea entrambi fanno parte del comitato di gestione di STM).

Alla base della brusca revisione delle stime a fine luglio (si veda l’articolo «Intel e STM, crollo in Borsa- Class action sul gruppo Usa», pubblicato sul quotidiano Il Sole 24-Ore del 13 agosto), c’è il calo della domanda di chip nell’automotive e il mancato miglioramento degli ordini nel settore industrial (che rappresentano, rispettivamente, il 40% e il 30% del fatturato di STM), tutto il contrario di quello che si aspettava l’azienda quando ancora contava per il secondo semestre di quest’anno su una ripresa, che invece si allontana.

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