Inizia una visita storica del consigliere per la sicurezza nazionale che prepara il terreno per un incontro tra i massimi vertici di Usa e Cina in Brasile, al Summit G20 in calendario a novembre, appena dopo le elezioni americane. È atteso oggi, 27 agosto, a Pechino Jake Sullivan nel pieno di una «fase critica di stabilizzazione, dopo un periodo di declino», con una serie di dossier aperti, dalle tensioni nel mar cinese meridionale a Taiwan, dalle guerre in corso in Ucraina e a Gaza, alle continue ripicche sulla tecnologia dual use. Mentre l’amministrazione Biden volge al termine nell’incertezza sul nuovo inquilino (inquilina?) della Casa Bianca.
Le presunte interferenze
Non è semplice affrontare la visita cinese proprio mentre Pechino è accusata di interferire, tra tentativi di disinformazione e attacchi informatici, per influenzare il processo elettorale.
La missione andrà avanti fino a giovedì e l’incontro con il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, sarà il quinto da quando il ministro è tornato all’incarico lo scorso anno. Gli Usa, che vanno verso l’Election Day di novembre, cercano di rafforzare le linee di comunicazione con la Cina anche a causa dei temi da affrontare, dalle tensioni nel Mar cinese meridionale al dossier Corea del Nord, al conflitto in Medio Oriente e quello in Ucraina, con la Cina che non ha mai condannato l’invasione russa e di fronte alla rafforzata cooperazione tra Pechino e Mosca. L’obiettivo, hanno detto da Washington, è «chiarire le percezioni errate ed evitare che questa competizione sfoci in un conflitto». Taiwan sarà in cima alla lista dei temi della «sicurezza strategica» che Pechino solleverà.
Incontro anomalo
A incontrarsi, stranamente, un consigliere per la sicurezza e il capo della diplomazia, Sullivan e Wang che, infatti, dovrebbero parlare dei «confini tra sicurezza nazionale e attività economiche». Ma ci si aspettano scambi anche sulle tensioni economiche, dai dazi alle restrizioni sugli investimenti. Gli Stati Uniti, accusa Pechino, «continuano la loro strategia di contenimento e soffocamento» nei confronti della Cina.
Il ministero del Commercio cinese non ha risparmiato contestazioni al Dipartimento del Commercio Usa che ha annunciato l’inserimento di 105 aziende cinesi e russe in una lista di restrizioni commerciali, sospettate di sostenere l’esercito russo.