Corsa a tre doveva essere e corsa a tre è stata, serratissima. Nessuna sorpresa clamorosa nelle elezioni irlandesi di ieri per rinnovare la Camera bassa, anche se gli exit poll ufficiali danno una vittoria simbolicamente significativa ai nazionalisti dello Sinn Fein, con il 21,1% dei voti, con un vantaggio minimo sul Fine Gael del premier uscente Simon Harris (21%) e sul Fianna Fail (19,5%).
E saranno con molte probabilità gli ultimi due – i partisti centristi un tempo arcinemici che, dopo essersi alternati per un secolo al potere, avevano dato vita nel 20220 a una storica coabitazione – a bissare un governo di coalizione, con il sostegno di almeno un altro partito minore. Nella scorsa legislatura erano stati i Verdi, accreditati però dall’exit poll Ipsos solo del 4%, con i Socialdemocratici al 5,8% e i Laburisti al 5 per cento. Potrebbe pertanto anche non bastare una coalizione a tre.
Matt Carthy, direttore elettorale del Sinn Fein, ha dichiarato che si tratta di un «risultato straordinario» per il partito, che tuttavia aveva registrato un exploit analogo nelle prime preferenze elettorali (su cui si basano gli exit poll citati) anche nel 2020, rimanendo tuttavia escluso dal governo per mancanza di alleati tra gli altri maggiori partiti. E, anche prima di questo voto, Fine Gael e Fianna Fail hanno sostanzialmente escluso di allearsi con il partito, erede del braccio politico dell’Ira.
Quanto al premier Simon Harris, ha sostanzialmente perso la scommessa di aver accelerato le elezioni, che avrebbero dovuto tenersi entro marzo, avendo di fatto perso nelle ultime due settimane della campagna elettorale il vantaggio allora assegnatogli dai sondaggi di opinione; ha tuttavia frenato negli ultimi giorni l’emorragia di consensi.
Prima del voto l’interrogativo era se il Paese avrebbe scelto la stabilità o il cambiamento, soprattutto di fronte alle sfide della nuova America di Trump che, con la minaccia di dazi generalizzati e i piani per riportare in patria le multinazionali con agevolazioni fiscali, rischia di danneggiare la prosperità irlandese. E la risposta è stata, stando ai primi numeri, evitare appunto salti nel buio, affidandosi sostanzialmente ai partiti che sembrano garantire una gestione più oculata anche dell’economia. Sia Fine Gael che Fianna Fail, infatti, nei loro manifesti elettorali hanno promesso di continuare ad accantonare, in un fondo sovrano, parte del gettito fiscale record di quest’anno del Paese, proprio per protegger l’economia da shock futuri.