Trump: «Primo attacco sui dazi contro Canada, Messico e Cina»

Dazi sulle importazioni, come promesso, e fin dal «primo giorno» alla Casa Bianca: Donald Trump, fa tremare i mercati e gli equilibri economici globali, con la sua prima minaccia dettagliata sugli scambi internazionali da quando è stato eletto.

Il leader repubblicano ha preannunciato tariffe del 25% sull’intero import da Messico e Canada, due grandi alleati e partner. E un’ulteriore misura per colpire la Cina, il principale rivale strategico: un ulteriore aggravio del 10% da sommare a ogni «tariffa addizionale» e di sicuro ai dazi medi del 15% già in vigore dagli anni della sua prima amministrazione. Con una coppia di diktat sui social media, il presidente eletto ha affermato che i decreti presidenziali, in particolare su Messico e Canada, saranno tra i primissimi atti del suo day one alla Casa Bianca, il 20 gennaio. I dazi di Trump sono come sanzioni, con precisi fini politici, per punire i Paesi – ha accusato – che non frenano «l’invasione di immigrati illegali» e non fanno abbastanza per bloccare i traffici del fentanyl verso gli Usa.

Il messaggio è forte: il presidente eletto difenderà America First colpendo gli scambi commerciali e l’offensiva è solo all’inizio. A Messico e Canada Trump ha detto che «hanno il diritto e il potere di risolvere facilmente il problema» legato al fentanyl e all’immigrazione. A Pechino ha ribadito che i colloqui sul fentanyl – uno stupefacente che ha causato 75mila morti negli Usa l’anno scorso – sono stati finora «infruttuosi» e che non sono stati rispettati gli impegni di colpire severamente, anche con la pena capitale, i narcotrafficanti.

Il candidato a segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha inoltre sottolineato apertamente come i dazi possano essere «un utile strumento per raggiungere obiettivi di politica estera». La minaccia al Messico è un deja vu: Trump anche nel suo primo mandato, annunciò tariffe all’import dal confine meridionale, salvo poi ritirare le misure quando il governo messicano decise un maggiore impiego delle forze armate contro i clandestini.

Le reazioni, nervose e incerte, non sono tardate, davanti ad una mossa che rischia di danneggiare le supply chain globali e ormai integrate. Dall’Europa, pur non coinvolta in questa prima stretta trumpiana, il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, ha ammonito che «occorre essere preparati» ad azioni simili nei confronti della Ue e della Germania e ha affermato che «la prima cosa è cercare il dialogo». «Non è una buona notizia», ha aggiunto l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, a margine del G7 di Fiuggi. «Sappiamo quali sono le contromisure – ha spiegato – ma simili passi non aiuteranno l’economia mondiale e creeranno molte difficoltà».

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