La nomina di Matt Gaetz come ministro della Giustizia segna il passaggio più sorprendente e provocatorio nelle scelte di Donald Trump che sta rapidamente completando la squadra del suo nuovo governo.
«È un legale talentuoso e tenace, proteggerà i nostri confini, smantellerà le organizzazioni criminali, metterà fine all’uso della giustizia come arma e ripristinerà la fede e la fiducia degli americani nel dipartimento di Giustizia, dopo che è stata totalmente distrutta», ha annunciato sui social il presidente eletto, per giustificare una decisione che dovrà essere confermata dal Senato a maggioranza repubblicana.
Ministro vendicatore ma senza esperienza
Trumpiano di ferro, 42 anni, fervente anti-abortista, deputato dal 2016, Gaetz non ha mai lavorato nel dipartimento di Giustizia e nemmeno come procuratore a nessun livello di governo. Ma è stato il principale alleato di Trump nel cacciare dalla Camera la vecchia guardia repubblicana, colpevole – a dire della nuova destra populista – di essere troppo morbida con i democratici e di cercare addirittura accordi bipartisan su questioni cruciali come il debito federale.
Per la ristretta cerchia dei consiglieri di Trump, Gaetz, come procuratore generale, sarà uno dei grandi protagonisti della rivincita di the Donald pronto a riprendere il potere dalla Casa Bianca dopo quattro anni di purgatorio.
Una sorta di ministro vendicatore che ha già spiegato di volere fare pulizia a partire dalle agenzie governative: «Dovremo fare qualcosa contro chi si è rivoltato contro il nostro popolo. E se ciò significa abolire ognuna delle agenzie con tre lettere, dall’Fbi all’Aft, sono pronto a farlo», ha detto Gaetz riferendosi al Federal Bureau of Investigation e al Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms and Explosives, che dipendono direttamente dal dipartimento di Giustizia.