«Sappiamo che le fusioni possono avere effetti benefici su economie di scala e diversificazione. Tutto ciò che possiamo fare nell’ambito del nostro mandato per assicurarci che l’attività transfrontaliera non sia ostacolata, lo facciamo certamente». La presidente della Vigilanza bancaria della Banca centrale europea (Bce), Claudia Buch, non cita direttamente il caso UniCredit-Commerzbank. Ma da Riga, durante un evento organizzato dalla Banca Centrale della Lettonia, risponde così indirettamente a una domanda sul dossier che da settimane attira l’attenzione degli investitori. Nessun commento specifico sulla vicenda, dice Buch, che ricorda che la Vigilanza Unica sulle fusioni transfrontaliere ha «gli stessi standard di quelle nazionali» ed è consapevole che le fusioni possono «anche portare a rischi» e «lo valuteremo attentamente». Parole in sintonia con quelle pronunciate dalla presidente Bce, Christine Lagarde, che nei giorni scorsi si era espressa a favore di deal trans-frontalieri, che «creano grandi vantaggi e sono auspicabili». «O si fa l’Unione bancaria oppure l’Europa rischia, non voglio dire di avviarsi al declino, termine di moda qualche anno fa, certo di fermarsi ancora di più», risponde da parte sua il presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan nel corso di un evento organizzato da Deloitte a Milano. Secondo l’ex ministro, la mossa di Unicredit su Commerzbank «può offrire un esempio, non una prescrizione, di come gli effetti positivi dell’integrazione monetaria e bancaria possono emergere da una politica attiva e dinamica dei sistemi bancari». E sul tema è intervenuto anche il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. Che ha ribadito che «la crescita» di Intesa Sanpaolo «è interna. Siamo presenti in 25 paesi, in 5 continenti, e abbiamo questa divisione International Subsidiary Banks che ci dà molte soddisfazioni, che cresce bene». Insomma «non siamo ancora paneuropei, non è escluso che lo diventeremo in futuro, ma per adesso facciamo il tifo per Unicredit».