«Sappiamo ancora costruire grandi macchine, ma i costi sono ben lontani dall’essere competitivi e occorre intervenire urgentemente, soprattutto in Germania». Parola del direttore finanziario del Gruppo Volkswagen, Arno Antlitz, durante la presentazione dei risultati finanziari del terzo trimestre e dei primi nove mesi del 2024. Il primo produttore automobilistico europeo ha comunicato che l’utile operativo del terzo trimestre è crollato del 42% a 2,86 miliardi, a causa della debole performance del cosiddetto Brand Group Core – che raggruppa i marchi di volume del gruppo, tra cui Volkswagen, Škoda, Seat-Cupra e Volkswagen veicoli commerciali – e, appunto, dei costi elevati, compresi quelli per il rinnovamento dei modelli. Il risultato è stato il peggiore dalla pandemia di Covid-19, ma è sostanzialmente in linea con la stima media degli analisti interpellati da Lseg di 2,80 miliardi di euro.
Il titolo ha chiuso gli scambi con un guadagno dell’1,14%. Ma perde il 21% da inizio d’anno.
L’utile netto, nel terzo trimestre, ha subito un calo del 63,7% su base annua (1,58 miliardi). Il fatturato del Gruppo è sceso dello 0,5% a 78,85 miliardi negli ultimi tre mesi. Le previsioni degli analisti erano di 76 miliardi. Il risultato operativo è sceso, appunto, del 42% a 2,86 miliardi e il margine corrispondente al 3,6% (il mercato si aspettava un margine operativo del 4,2%). Quanto all’unità principale dopo nove mesi è precipitato al 2% dal 3,8 dello scorso anno. L’utile al netto delle imposte è sceso del 63,7% a 1,58 miliardi di euro.
Il colosso di Wolfsburg ha tuttavia riaffermato le sue previsioni di profitto, che erano state abbassate più volte quest’anno, e le sue previsioni di margine. Vw continua, quindi, a prevedere un utile operativo di circa 18 miliardi di euro per il 2024, che corrisponderebbe a un margine di circa il 5,6%. In precedenza, Vw aveva tagliato le sue stime sui risultati annuali due volte durante il trimestre, unendosi alle altre due big tedesche dell’auto, Bmw e Mercedes-Benz, a sottolineare il passaggio critico per l’industria automobilistica continentale.
«Questo evidenzia l’urgente necessità di significative riduzioni dei costi, complessivamente più di 10 miliardi date le condizioni del mercato, in tutti i marchi del gruppo. E aumenti di efficienza», ha affermato Antlitz nella nota, in riferimento al radicale piano di risparmi che il sindacato ha reso pubblico lunedì: la chiusura di 3 fabbriche in Germania, per la prima volta in 87 anni di storia, decine di migliaia di licenziamenti e tagli agli stipendi del 10%. Ma in serata, dopo l’incontro a Wolfsburg con i leader dei lavoratori, il capo negoziatore per l’azienda, Arne Meiswinkel, ha dichiarato, riporta Bloomberg, che l’asticella potrebbe abbassarsi: no alla chiusura di siti produttivi in Germania, come chiesto anche dal governo, sì riduzione degli stipendi del 10% e adozione di altre misure. Meiswinkel ha presentato un piano che include anche un sistema di bonus rivisto. «Siamo aperti a qualsiasi discussione per raggiungere i nostri obiettivi finanziari», ha dichiarato il mediatore ai giornalisti.