Caldo record, l’India valuta lo stato di emergenza energetico

Quelle che prenderanno il via in India tra un paio di settimane rischiano di venire ricordate non come le elezioni più grandi della Storia, ma come le più calde. A lanciare l’allarme è stato qualche giorno fa l’Indian Meteorological Department (Imd). Secondo le previsioni, da qui a fine giugno in diverse zone del Paese si registreranno ondate di caldo per un totale di 10-20 giorni, più del doppio del normale. Per comprenderne le implicazioni vanno considerate due cose: la prima è che in una città come Delhi – che è la più calda delle megalopoli indiane, ma non la città più rovente in assoluto – a maggio e giugno la media delle massime arriva a 40 gradi (quella delle minime supera di slancio i 28°); la seconda è che la macchinosa definizione di “ondata di caldo” dei meteorologi indiani («una condizione della temperatura dell’aria che diventa fatale per il corpo umano quando vi viene esposto») può essere applicata quando due stazioni meteo vicine registrano per due giorni consecutivi massime comprese tra 45 e 47 gradi.

In un Paese afflitto da problemi idrici, in cui molte persone lavorano all’aperto e i condizionatori restano fuori dalla portata della maggioranza della popolazione, dieci o venti giorni a queste temperature sono destinati ad avere un costo elevato in termini di vite umane.

Proprio perché in India il clima – dalle ondate di caldo ai monsoni – ha un impatto percepibile sulle vite di centinaia di milioni di persone, il governo non ha potuto fare altro che prendere atto della situazione. Il ministero dell’Energia è pronto a invocare l’articolo 11 dell’Electricity Act che – in caso di disastri naturali, minacce alle sicurezza nazionale e questioni di ordine pubblico – gli conferisce il potere di decidere quanto dovranno lavorare le centrali elettriche del Paese. L’estate in India è tradizionalmente stagione di load shedding, ovvero di tagli più o meno programmati alla distribuzione della corrente in corrispondenza dei picchi di domanda generati dai condizionatori d’aria. Per cercare di limitare l’imbarazzante fenomeno – a maggior ragione quando quasi un miliardo di persone verranno chiamate a votare – il governo potrebbe decidere di fare girare tutte le centrali al massimo. In ballo, da qui a fine giugno, ci sono circa 10,7 gigawatt di capacità produttiva che in condizioni normali non verrebbe utilizzata per via degli spegnimenti programmati. Le numerose centrali a carbone del Paese sono già state invitate a rimandare la manutenzione almeno fino all’arrivo delle piogge monsoniche.

Se l’estate sarà davvero più torrida del solito, anche la Reserve Bank of India, alle prese con un tasso d’inflazione ostinatamente sopra il 4%, dovrà tenerne conto. «Un’ondata di caldo – spiega Teresa John, un’economista di Nirmal Bang Institutional Equities – rischia di mantenere alti i prezzi dei prodotti agricoli. Pertanto non prevediamo più un taglio dei tassi d’interesse a giugno, ma ad agosto o ottobre».

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