Repetita iuvant. Per evitare fraintendimenti, equivoci e zone grigie, la presidentessa della Bce Christine Lagarde ha deciso di ripetere per filo e per segno le parole già dette pochi giorni fa nella conferenza stampa con cui la banca centrale ha tagliato i tassi d’interesse per la prima volta dal 2019: questo taglio non implica automaticamente che altri arriveranno; la Bce guarda i dati economici prima di decidere nuove mosse; la politica monetaria resta restrittiva. Repetita iuvant, appunto.
Le tre condizioni per i futuri tagli
Così, nel blog della Bce, Christine Lagarde scrive parole chiare. «I tassi di interesse dovranno restare restrittivi finché sarà necessario per assicurare la stabilità dei prezzi su base duratura. In altre parole, per un po’ dovremo ancora tenere il piede sul pedale del freno, pur non spingendo forte come prima».
E poi: «Le nostre future decisioni di politica monetaria dipenderanno da tre cose: se continueremo a riscontrare un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo, se assisteremo a un allentamento delle pressioni complessive sui prezzi nell’economia e se riterremo ancora altrettanto efficace la nostra politica monetaria nel contenere l’inflazione. Tali fattori determineranno quando potremo sollevare ulteriormente il piede dal freno».
Le ragioni dei grandi rialzi
«Abbiamo compiuto progressi importanti, ma la lotta all’inflazione non si è ancora conclusa», afferma poi Lagarde aggiungendo che la Bce, in quanto custode dell’euro, si impegna «ad assicurare un’inflazione bassa e stabile a beneficio di tutti i cittadini europei». A luglio 2022, ripercorre la Lagarde nel suo commento, la Bce ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse «a un ritmo senza precedenti, di 4,5 punti percentuali in poco più di un anno». La ragione di questo intervento va rintracciato nell’aumento dell’inflazione seguita all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha determinato un’impennata dei prezzi dei beni energetici e alimentari.
«Inoltre – aggiunge – molte imprese hanno incontrato maggiori difficoltà nel reperire attrezzature, materiali e parti di ricambio di cui avevano necessità, il che ha aggravato i problemi già emersi durante la pandemia». La Bce è dovuta intervenire per «mantenere bassa e stabile l’inflazione. Agendo con determinazione, abbiamo assicurato che l’inflazione elevata non si protraesse troppo a lungo. A settembre 2023 l’inflazione era diminuita al 5,2%, circa la metà del picco raggiunto l’anno prima. Anche il pericolo che le persone avessero aspettative di inflazione elevata era stato perlopiù superato».