L’oro aggiorna il record: lingotti a 2.265,73 dollari l’oncia. Borsa: Wall Street in calo, Trump Media -21%

Non si ferma la corsa dell’oro, che aggiorna il suo record. Il prezzo spot dei lingotti è arrivato a toccare un nuovo massimo storico a 2.265,73 dollari l’oncia, in rialzo dell’1,6% rispetto alla chiusura di giovedì, dopo aver raggiunto una serie di massimi nelle ultime sessioni. Intanto, il prezzo dei future Usa sull’oro sono in progresso dell’1,55% a 2.273 dollari.

A dare slancio al rally le indicazioni che presto la Federal Reserve inizierà a tagliare i tassi di interesse, in un contesto in cui il prezzo è già sostenuto dalle tensioni geopolitiche internazionali e dalla forte domanda cinese. Secondi quanto riporta l’agenzia Bloomberg, sono diversi trimestri che la domanda cinese resta sostenuta. La banca centrale cinese ha aumentato notevolmente le sue riserve di lingotti, facendo acquisti in tutti gli ultimi 16 mesi. Inoltre, l’acquisto di oro sta guadagnando popolarità tra i giovani cinesi.

Wall Street in calo, Trump Media -21%

Sopo un’apertura di giornata piatta, gli indici sono ora tutti in calo a Wall Street, con gli investitori cauti sui tassi d’interesse dopo gli ultimi dati Pce sull’inflazione e l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro. Il dato Pce ’core’, ovvero escludendo i prezzi dei generi alimentari ed energetici, ha registrato un aumento del 2,8% a febbraio, un dato in linea con le attese. Il dato mensile è aumentato dello 0,3% rispetto a gennaio. L’inflazione Pce è il dato maggiormente monitorato dalla Federal Reserve per le sue decisioni sui tassi d’interesse. Il titolo del primo trimestre è stato senza dubbio Nvidia, che ha guadagnato il 14,2% a marzo e l’82,5% nei primi tre mesi grazie alla spinta data dall’intelligenza artificiale; oggi, è in ribasso dello 0,6%. Restando nel settore, il titolo di Micron Technology – in rialzo del 38% dall’inizio dell’anno alla chiusura di venerdì – guadagna il 7,1% ed è il migliore sullo S&P 500 dopo che Bank of America ha alzato il suo price target. Il titolo di Tesla, in rialzo nel premercato, è in ribasso del 2%, dopo che la casa di auto elettriche ha aumentato i prezzi della Model Y negli Stati Uniti di mille dollari: ora, il modello base costa 44.990 dollari. Dall’inizio dell’anno, il titolo di Tesla perde quasi il 30%. Il titolo di Liberty Media perde l’1,1%, dopo aver annunciato l’acquisizione di Dorna Sports, titolare esclusivo dei diritti commerciali del Campionato del mondo MotoGP, che si aggiunge così al Mondiale di Formula Uno. Il titolo di Trump Media perde il 21%, dopo che la società dell’ex presidente statunitense Donald Trump ha registrato una perdita netta di 58,2 milioni di dollari nel 2023. Il 2022, invece, era stato chiuso con un profitto netto di 50,5 milioni. I ricavi, invece, sono aumentati da 1,47 milioni a 4,1 milioni. Alle 19 ora italiana, il Dow Jones perde 262,99 punti (-0,66%), lo S&P 500 è in ribasso di 16,52 punti (-0,31%), il Nasdaq è in calo di 10,56 punti (-0,06%). Il petrolio Wti al Nymex è in rialzo dell’1,35% a 84,29 dollari al barile.

Asiatiche: Tokyo giù, Cina su

Borsa di Tokyo, intanto, ha terminato la prima seduta dell’anno fiscale in sostenuto calo, con gli investitori che fanno scattare le prese di profitto dopo i recenti rialzi, e i segnali poco incoraggianti che arrivano dalla fiducia delle imprese dell’indice Tankan misurare dalla Bank of Japan (BoJ), in calo per la prima volta in quattro trimestri. Il Nikkei mette a segno una flessione dell’1,40% a quota 39.803,09, con una perdita di 566 punti. Sul mercato dei cambi lo yen è stabile sul dollaro a 151,30, vicino ai minimi in 34 anni, nonostante gli avvertimenti delle autorità monetarie su un possibile intervento, e sull’euro a 163,20.

Hanno invece chiuso in rialzo le borse cinesi con l’indice Composite che guadagna l’1,9% a 3.077,38 punti. Performance positiva anche per l’altra piazza d’affari cinese di Shenzhen che chiude in rialzo del 2,5%. Chiusa per festività invece Hong Kong (come tutte piazze europee).

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