Toyota affonda dopo un anno in rally. Vera crisi o solo una sbandata?

Le vendite globali di Toyota Motor sono scivolate del 6,9% in febbraio sull’anno precedente, a 719.630 unità, primo segno meno da inizio 2023. Le ragioni? Un pesante calo in Cina (-35,7%, 83.300 unità) dovuto alle lunghe festività dell’anno lunare, dal 10 al 25 febbraio. E un crollo in Giappone (-33,3%, 104mila unità), dopo lo scandalo sulla manomissione dei test per la sicurezza che ha travolto la controllata Daihatsu (del gruppo fanno parte anche Lexus e Hino). Ridimensionata anche la produzione, per la prima volta in 14 mesi, scendendo del 2,6% a 737.180 unità. I veicoli Daihatsu (-66%) non sono inclusi nel conteggio delle vendite globali della controllante.

La prima casa automobilistica a livello mondiale aveva già raggiunto il record di produzione globale di 9,16 milioni di veicoli per l’anno fiscale 2023 con un mese di anticipo (l’esercizio fiscale in Giappone termina al 31 marzo), ma secondo gli analisti a questo punto è improbabile che raggiunga gli obiettivi di 10,1 milioni (produzione) e 10,4 milioni (vendite).

I mercati hanno preso nota: il titolo, dopo un lungo rally, da un mese è in sostanziale pareggio, ma ieri ha perso il 4% a Tokyo e altrettanto al Nyse. Va ricordato che la prima casa automobilistica del mondo ha raddoppiato il valore nel primo anno del nuovo ceo Koji Sato, miglior performance di sempre. E nel primo trimestre ha guadagnato il 38% (contro il quasi -30% di Tesla).

Occorre vedere, però, se questa flessione sarà solo passeggera o è sintomo di qualche male oscuro, oltre Daihatsu, dopo che Toyota ha scelto di non sposare la causa dell’auto a batteria, come hanno fatto le principali concorrenti. Il colosso giapponese ha optato per un maggiore ventaglio di motorizzazioni, ibrido in testa. Una scelta che gli è valso, in Europa, il bis del secondo posto dietro Volkswagen, nel 2023.

Che cosa succede in Giappone, in Cina e in Borsa

Quanto al mercato interno la flessione in febbraio è stata, come si diceva, del 33,3% rispetto all’anno precedente, attestandosi a quasi 104mila unità, mentre la produzione nazionale è crollata del 12,9%, risentendo della sospensione temporanea delle fabbriche, causata da forti nevicate. Tra fine gennaio e l’inizio di marzo sono state fermate fino a sei linee di produzione in quattro stabilimenti. Daihatsu, dopo le ammissioni, ha invece sospeso l’output in tutti i suoi stabilimenti nazionali a gennaio. La casa di Ikeda è la più antica del Giappone (1907) e produce in prevalenza vetture e fuoristrada economiche e compatte. Ha lasciato l’Europa nel 2013.

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