Crescono i patrimoni senza eredi in cerca di beneficiari

I prossimi cinque anni saranno cruciali per il passaggio generazione della ricchezza (solo negli Stati Uniti, secondo le ultime indicazioni di Knight Frank, 90mila miliardi di dollari di beni saranno trasferiti a millenials e generazione y). Da noi, oltre a questo trend, mentre avanza l’inverno demografico, c’è un fenomeno che prende piede, vale a dire la creazione di patrimoni senza eredi che potrebbero passare di mano. Secondo Evaluation Lab della Fondazione Giordano dell’Amore, per conto di Fondazione Cariplo, queste ricchezze potrebbero toccare i 20,8 e gli 88,1 miliardi rispettivamente nel 2030 e nel 2040.

Due scenari

Queste stime condotte da Evaluation Lab della Fondazione Giordano dell’Amore aprono una bella prospettiva per le organizzazioni no profit per le quali donazioni e lasciti sono una pilastro fondamentale per sostenere le proprie attività. Le più ottimistiche partono dal presupposto che tutti i possidenti decidano di devolvere interamente il proprio patrimonio a istituzioni di beneficenza. In realtà, da questa stima rimane esclusa la componente di quelle famiglie con eredi che potrebbero decidere comunque di devolvere una quota per il bene delle comunità. Ecco perchè una seconda simulazione che tiene conto del fatto che al momento di redigere testamento una parte della ricchezza disponibile (esclusa la quota legittima) venga devoluta al terzo settore (50% per singoli e famiglie senza eredi, 5% per le altre) stima i lasciti in 8,4 e 35,7 miliardi, rispettivamente nel 2030 e nel 2040.

Italiani poco inclini a fare testamento

Se si mettono a confronto le due stime, è evidente che i valori dei lasciti al terzo settore dipendono fortemente dalla propensione a fare testamento da parte delle persone. L’attuale analisi arriva a distanza di quattordici e sette anni di distanza dai lavori precedenti ( 2009 e 2016) ma in questa sono state aggiornate le stime sul valore potenziale dei lasciti testamentari destinati al Terzo Settore. L’aggiornamento riguarda sia i dati di partenza (le indagini sui bilanci e sulla ricchezza delle famiglie della Banca d’Italia e i dati sulle aspettative di vita dell’Istat), sia la metodologia utilizzata per le stime. Le novità rispetto alle precedenti edizioni della ricerca sta nel cambiamento demografico che interessa il nostro paese: rispetto a 14 e 7 anni fa si registra infatti un significativo aumento della percentuale di anziani sul totale della popolazione e l’incremento progressivo delle famiglie senza figli che porta con sé la crescita dei “patrimoni senza eredi”. «Oltre all’aggiornamento della stima sull’ammontare dei patrimoni potenzialmente disponibili per lasciti al terzo settore, basata sui nuovi dati forniti da Istat e Banca d’Italia – spiega Gianpaolo Barbetta, Coordinatore Evaluation Lab -, per la prima volta il nostro modello incorpora il tema dei testamenti e analizza le attività di promozione dei lasciti testamentari svolte dagli enti di terzo settore lombardi, grazie all’indagine periodica “Mille voci per comprendere svolta per Fondazione Cariplo”.

La base di partenza

Uno degli elementi di partenza è la ricchezza detenuta dalle famiglie italiane stimata nel 2020 in 8.491 miliardi, di cui il 20% di proprietà di famiglie lombarde. «Fra il 2020 e il 2030, stimiamo che la ricchezza trasferita mortis causa in Italia sarà pari a circa 1.124 miliardi – aggiunge Beretta – nel periodo 2020-2040 tale valore salirà invece a circa 3.222 miliardi. In entrambi i periodi, il dato relativo alla Lombardia rappresenta circa il 20% del valore nazionale». Come spiega Beretta dallo studio emergono tre evidenze: 1) la propensione degli italiani a fare testamento è ancora molto modesta e ciò condiziona la possibilità per il terzo settore di raccogliere donazioni; 2) sono pochi gli enti di terzo settore che svolgono attività di sollecitazione delle donazioni attraverso lasciti testamentari; 3) l’attività di promozione dei lasciti svolta dagli enti di terzo settore aumenta la loro probabilità di ricevere donazioni.

Il confronto con le precendenti analisi

Il primo modello ( 2009) ipotizzava che la ricchezza stimata dalla Banca d’Italia non variasse per le famiglie coinvolte nello studio (quelle con persona di riferimento ultrasessantacinquenne). Tuttavia, analizzando i microdati delle edizioni 2004-2014 dell’indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia, si era osservato come tale ipotesi risultasse irrealistica. Infatti, le famiglie oggetto dello studio tendevano a consumare la propria ricchezza netta a un tasso annuo pari a circa l’1,5%. Per considerare questo fenomeno, il modello successivo ( 2016) teneva conto della variazione effettiva della ricchezza detenuta dalle famiglie oggetto dello studio (ad un tasso dello 0,75% annuo). Questa scelta è stata conservata nel modello attuale.Inoltre, il primo modello (2009) introduceva un’ipotesi fortemente semplificatrice nella stima dell’ammontare dei lasciti: i singoli e le famiglie senza eredi lasciano tutta la propria ricchezza al terzo settore, le persone con eredi non lasciano nulla. Già dalla seconda stima (2016) si è introdotto uno scenario più realistico: le persone che non hanno eredi devolvono mediamente il 50% del patrimonio al terzo settore, mentre tutti gli altri donano il 5% della quota disponibile del proprio patrimonio. Questo scenario è stato conservato anche in questa edizione.Rispetto alle edizioni precedenti, lo studio si arricchisce di un ulteriore elemento di concretezza. L’elemento innovativo risiede nella metodologia utilizzata per calcolare la quota disponibile della ricchezza trasferibile mortis causa. Infatti, in Italia solo chi fa testamento può
disporre liberamente di una parte dei propri beni; in assenza di testamento, il patrimonio viene diviso tra i parenti, a partire dal più vicino, o, in assenza di parenti, viene devoluto allo stato. Ne consegue che i potenziali lasciti al Terzo Settore possono provenire
solamente da persone che hanno redatto un testamento. E’ stata così stimata la propensione a fare testamento, diversa per categorie di individui, in base al sesso e alla fascia di età, e determinata a partire da alcuni dati resi disponibili dal Ministero della Giustizia (2018). Infine, si è ipotizzato che oggetto del trasferimento al Terzo Settore potesse essere la sola quota disponibile, ovvero quella parte di patrimonio che il testatore può conferire in eredità liberamente. Quota, questa, che può variare in base alla presenza di coniuge e/o figli, cui spetta, invece, la quota legittima.

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